Trauma: come riconoscerlo e prendersene cura
- StudioAssociatoÀgape
- 5 gen 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 15 gen 2021
La parola “trauma” è probabilmente quella più spesso associata all’intervento psicologico. Sovente lo psicologo è visto come colui che aiuta ad “elaborare un trauma” e permette di superarlo.
Un lutto, un incidente, una violenza subita o assistita, un’aggressione o una calamità naturale rappresentano senza dubbio degli eventi traumatici per la maggior parte delle persone, ma sono le risorse interne individuali, quelle di cui ognuno dispone, a fare la differenza nella capacità di fronteggiare queste situazioni.
Solitamente si pensa al trauma come ad un evento negativo, doloroso e triste, tuttavia non è necessariamente detto che sia cosi. Talvolta anche degli eventi ritenuti piacevoli o migliorativi per la vita di un soggetto, possono essere percepiti in maniera traumatica rischiando di alterare l’equilibrio psichico della persona. Una nuova nascita, un matrimonio, un nuovo lavoro, la fine di un corso di studi o un cambiamento significativo nella vita di una persona possono avere un effetto traumatico. Sembra strano, ma è cosi...
In medicina il termine trauma (dal greco –atos, “ferita”), significa danneggiare, ledere e si riferisce ad una lesione prodotta nell’organismo da un qualsiasi agente capace di azione improvvisa, rapida e violenta. Successivamente, questo termine è stato utilizzato in psicologia per identificare un evento non integrabile nel sistema psichico del soggetto, rischiando di frammentare la coesione mentale.
L’apparato psichico, infatti, risponde all’evento traumatico con la dissociazione, difesa che porta ad allontanare la mente da quanto sta accadendo, per l’impossibilità di darvi una spiegazione.

Quando un evento non è elaborato, è vissuto come un pezzo del puzzle della propria vita che non trova la giusta collocazione ma anzi va a scompigliare l’ordine delle altre parti, ovvero le varie funzioni della mente non riescono più a lavorare insieme.
Il primo trauma per ogni essere umano è, paradossalmente, la nascita: il bambino deve lasciare l’utero materno in cui ha raggiunto uno stato di equilibrio per essere sottoposto ad un bombardamento di stimoli sensoriali.
Eppure il trauma è un fenomeno del tutto soggettivo: a seconda delle caratteristiche personali, dell’ambiente circostante, della struttura emotiva e cognitiva di ogni persona, un evento può essere più o meno traumatico.
La pratica clinica è piena di storie di persone che hanno sviluppato sintomi dopo un evento che sembra avere una connotazione culturalmente positiva: un’insegnante che prende la cattedra nella scuola sotto casa realizzando il sogno della sua vita e inizia a sviluppare attacchi di panico; un giovane disoccupato finalmente assunto in un’azienda a tempo indeterminato che manifesta sintomatologia ansiosa; uno sportivo che va in depressione dopo aver firmato il suo primo contratto da professionista. Questi sono solo alcuni esempi dei “traumi” che abitano le stanze della psicoterapia.
Non sempre il trauma è causato da un singolo evento, grande e catastrofico per la persona. A volte esso può essere causato da molteplici piccoli eventi avversi. In questo caso si parla di micro traumi cumulativi. Si tratta di situazioni che si ripetono nel tempo all’interno di relazioni significative attraverso svalutazioni, aggressività, indisponibilità, intrusività, rifiuto, assenza emotiva.

A queste due tipologie di trauma possono corrispondere due quadri sintomatologici diversi. Quando l’evento è unico si possono avere somatizzazioni, sogni spiacevoli, flashback in cui ci si sente come al momento del trauma, ci posso essere involontari ricordi dell’evento traumatico. Oltre a questi, possono essere presenti difficoltà relative al sonno, problemi di concentrazione, convinzioni o aspettative negative relative a sé stessi, ad altri o al mondo e un persistente stato emotivo negativo come ad esempio paura, orrore, rabbia, colpa o vergogna. Si può riscontrare un vero e proprio Disturbo Post Traumatico da Stress, a seconda della quantità e della persistenza della sintomatologia.
Quando invece si ha avuto esperienza di microtraumi cumulativi nelle relazioni è probabile che si avranno modalità relazionali disfunzionali, per cui si continuano a vivere rapporti tossici, prendendone parte in maniera automatica e non consapevole.
Quando ci si rende conto di presentare tali sintomi o difficoltà, può essere il momento giusto per rivolgersi ad uno specialista e migliorare la qualità della propria vita. E' fondamentale ricordare che ogni trauma merita rispetto poiché ha dignità di esistere per quella persona. In terapia è fondamentale accogliere la sofferenza del soggetto, rispettare i tempi di elaborazione, stare con lui nel dolore e infondere fiducia e speranza nella possibilità di superare l’evento e ritrovare l’equilibrio psichico.

Vincenzo Martin
Psicologo Psicoterapeuta
Bibliografia:
DSM-5; APA, 2013
Lipman-Blumen, J. (1975). A crisis framework applied to macrosociological family changes: Marriage, divorce, and occupational trends associated with World War II. Journal of Marriage and the Family, 27, 889–902
Sitografia:
https://www.aisted.it/trauma
Immagini:
Pixabay
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